venerdì 19 ottobre 2012

separazione




Il sonno se l’è rubato questa maledetta notte
Dove sei finito?
Ti cerco sai?
Ti cerco in questo pensiero muto
Ho ancora il calore delle carezze sulle spalle
Le tue magliette stirate sul tavolo
Questo nodo di parole non si disfa
Pensavo sai che questo noi fosse per sempre
Ma il sempre è solo una chimera
Questo letto troppo ampio per contenere questo mio corpo
Questo letto troppo piccolo per contenere questo mio dolore
Dove sei finito?
Ti cerco sai?
Ti cerco in questo pensiero muto
E nella notte la mano fruga tra le mie cosce
Godo piangendo la solitudine
Alle bambine non so che dire
Mi guardano come si guarda un fiore che appassisce
Questi miei piedi non hanno voglia di camminare
Dove sei finito?
Ti cerco sai?
Ti cerco in questo pensiero muto
Ho nascosto le foto
Trovato come amante il buon vino
E rido urlando fottiti
E rido per non morire
La crudeltà del separarsi mi annienta
Alle bambine non so che dire
Mi guardano come si guarda un fiore che appassisce
Dove sei finito?
Ti cerco sai?
Ti cerco in questo pensiero muto
E la notte la mano fruga tra le mie cosce
Godo piangendo la solitudine
Questo nodo di parole non si disfa
Pensavo sai che questo noi fosse per sempre
Ma il sempre è solo una chimera
Il sonno se l’è rubato questa maledetta notte.

©OlivieriFrancesco
Dipinto di Corinna Ferrarese

martedì 16 ottobre 2012

Pina Bausch




Questo mio corpo di polvere e anima
Lo lascio a voi
I muscoli in tensione
Inspirano
Espirano
Mi rialzo tirandomi i capelli
Occhi chiusi per vedere meglio
Ho un corpo che contiene lo spazio
Inspirano
Espirano
Terra e aria che masticano le punte dei miei piedi
Terra e aria che creano miei disegni
Inspirano
Espirano
Mi rialzo tirandomi i capelli
Occhi chiusi per vedere meglio
Inspirano
Espirano
Parlo con la danza
Come sempre è stato
Inspirano
Espirano
L’amore e l’odio volteggiano nei movimenti
I baci e i pugni abbracciano il mio spirito
Inspirano
Espirano
La mia fragilità è la mia forza
Queste gambe e queste braccia
Inspirano
Espirano
Non trovano pace se tacciono
Mi rialzo tirandomi i capelli
Inspirano
Espirano
Occhi chiusi per vedere meglio
E la materia è significato
Inspirano
Espirano
Questo mio corpo di polvere e anima
Lo lascio a voi
Inspirano
Espirano
La mia fragilità è la mia forza
Occhi chiusi per vedere meglio
Inspirano
Espirano
Ho un corpo che contiene lo spazio
Inspirano
Queste gambe e queste braccia
Espirano
Non trovano pace se tacciono
Inspirano
Questo mio corpo di polvere e anima  
Lo lascio a voi.

©OlivieriFrancesco

Avrei voluto




Avrei voluto nascere orfano
Andarli a trovare al campo santo
Amen
Avrei voluto nascere morto
Partorito alla vita senza vita
Amen
Avrei voluto soffocare le urla
Quelle che bastonavano le mie guance
Amen
Avrei voluto spegnere gli occhi
Chiudere in un cassetto lo sguardo dall’odio
Amen
Avrei voluto essere chiunque
Tranne me stesso
Amen
Che questo figlio è mio stronza che non sei altro
Che quel figlio è mio bastardo che non sei altro
Amen
Che ho diritto a vederlo quanto te puttana
Che hai diritto solo di morire porco
Amen
Che te lo vengo a prendere e non lo vedi più
Che solo devi provarci e ti mando la polizia
Amen
Avrei voluto nascere orfano
Andarli a trovare al campo santo
Amen
Avrei voluto nascere morto
Partorito alla vita senza vita
Amen
Avrei voluto soffocare le urla
Quelle che bastonavano le mie guance
Amen
Avrei voluto spegnere gli occhi
Chiudere in un cassetto lo sguardo dall’odio
Amen
Avrei voluto essere chiunque
Tranne me stesso
Amen.

©OlivieriFrancesco

giovedì 11 ottobre 2012

Papà




Papà sento il battito del tuo amore
Nonostante io sia distante cento chilometri
E sbroglio quel nodo di rabbia
Mentre a fatica deambuli verso la poltrona
Con le pieghe della vecchiaia che seguono i tuoi passi
Ti sento papà
Sento i tuoi errori che cedono il passo alla rassegnazione
Non so se sono stato un buon figlio papà
Il padre padrone che c’è in te ha sfornato traumi
Il padre bambino che c’è in te ha regalato sorrisi
Gli urli e il fascismo nell’imporre le tue idee
Non cancellano quello che sento per te
Quando stavo sulle tue spalle salendo le dolomiti
Quando scappavo dalle api che tu curavi per farne miele
Quando John Wayne in bianco e nero dalla televisione  sparava agli indiani mentre bambino dormivo sul tuo petto
Non so se sono stato un buon figlio papà
Anche nel silenzio l’amore parla
E anche se non hai mai creduto in me
Anche se ancora oggi vecchio e stanco imponi la tua visione
Io ti amo papà
Quello che più mi spaventa non sono le tue urla che col passare del tempo sono divenute sempre più flebili
Quello che più mi spaventa è saperti freddo in obitorio
Sono anni che mi preparo papà a quel giorno
Anni in cui mi dico che sarò pronto
Papà sento il battito del tuo amore
Nonostante io sia distante cento chilometri
E sbroglio quel nodo di rabbia
Mentre a fatica deambuli verso la poltrona
Con le pieghe della vecchiaia che seguono i tuoi passi
Ti sento papà
Sento i tuoi errori che cedono il passo alla rassegnazione
La morte papà non mi fa paura
La mia morte
La tua mi terrorizza
Gli urli e il fascismo nell’imporre le tue idee
Non cancellano quello che sento per te
Quando stavo sulle tue spalle salendo le dolomiti
Quando scappavo dalle api che tu curavi per farne miele
Quando John Wayne in bianco e nero dalla televisione  sparava agli indiani mentre dormivo sul tuo petto
Altro non so dire
Rimango muto come muto sei sempre stato quando cercavo un dialogo impossibile
Anche nel silenzio l’amore parla
E allora lasciamo parlare.

©OlivieriFrancesco

mercoledì 10 ottobre 2012

Sento




Sento il vacillare fragile di questo tempo
Sento le urla affrante della disperazione
Sento merda che trasale dalle narici
Sento pianti avvolti da lutti incapaci a morire
Sento la litania delle parole vacue
Sento la madre che abbatte il figlio a colpi di divieti
Sento il padre che sbrana la madre col sudario della disoccupazione
Sento il figlio che spara in bocca al proprio io
Sento le carceri che brulicano vendetta
Sento le carni di quegli umani tumefatti come porci
Sento le loro vene intrise di veleno e fame
Sento l’ignoranza del politico buffone
Sento l’ipocrisia di una crisi voluta studiata preparata
Sento cristo in croce stanco di chiodi ecclesiastici
Sento la voce del bambino che piange non sapendo che è solo l’inizio
Sento l’indifferenza sputata in faccia ai commensali davanti alla televisione
Sento la ribellione che alza il pugno senza braccio
Sento il potere affamato di carogne pronto a scorticare vite umane
Sento la filigrana del denaro che taglia il collo del piccolo artigiano
Sento la vagina distrazione di massa che serve il codice segreto per la felicità
Sento gli immigrati che rantolano agli angoli delle strade
Sento questi poveri figli di paesi poveri mendicare uno sguardo
Sento la strafottenza del ricco che piscia sorrisi al popolo represso
Sento le banche genuflesse alla chiesa madre esportatrice di morale multinazionale
Sento il cane abbattuto unico amico che mi era rimasto
Sento la solitudine dell’esser solo.

©OlivieriFrancesco

lunedì 8 ottobre 2012

La parrucchiera




Ho sempre sognato di fare la parrucchiera
Tagliare quei fili lunghi attaccati alla testa
Accorciare un tratto di vita per modellarlo
Per cambiare rotta
Questo è un lavoro asettico
Scopare per me è usare la vagina come bisturi
Tutto è sterilizzato
Uso salviette e preservativi
Sono educata e simpatica e questo è un aiuto
Qui la concorrenza è spietata
Devi saperli coccolare questi maschi
Il marito il vecchio il giovane inesperto
Ho sempre sognato di fare la parrucchiera
Tagliare quei fili lunghi attaccati alla testa
Accorciare un tratto di vita per modellarlo
Per cambiare rotta
Il mio corpo
Al servizio di tutti
Lo riempio di estranei
Qui su questo letto
In questa stanza troppo spoglia anche per me
Lavo le lacrime a sera quando l’ultimo richiude la porta
Questo è un lavoro asettico
Scopare per me è usare la vagina come bisturi
E sul bordo della vasca ripenso a mia madre
Oggi rinchiusa in un ospedale psichiatrico
Torna
Torna che qui possiamo cambiare questa vita vuota
Fratello mio come posso tornare?
Come posso quando metà dei soldi che guadagno se li prende una merda che mi tiene qui?
Come posso quando l’altra metà la mando a te per farti studiare?
Tu che puoi studia
Tu che puoi diventa dottore
Userai il bisturi per salvare vite umane
Queste forbici le lascio a te fratello mio
Quando verrai a riprendere questo mio corpo
Freddo e pallido
Sappi che ti ho lasciato il frutto del mio sognare
La libertà fratello mio
Accorciare un tratto di vita per modellarlo
Per cambiare rotta
Abbraccia la mamma e dille che dove sono
Sto molto bene
Una cortesia
Mettimi una ciocca dei miei capelli sulla bara
Prima di essere parte della terra
Ho sempre sognato di fare la parrucchiera.

©OlivieriFrancesco

sabato 6 ottobre 2012

Tahari




Ho rubato lo smalto a tu madre Tahani
Dai che ci dipingiamo le unghie
Andiamo da me che mio padre è al lavoro
Prendi il pennellino
Dai che ci aspettano per giocare a nascondino
Il colore acre sulle unghie
È rosso acceso quello che cola sulle mie unghie
Smalto sul mio corpo
La mia amica dovrebbe solo dipingere le dita
Ha questo dono
Fai tu la conta Tahani mentre noi ci nascondiamo
Uno due tre
Quattro cinque sei
Novantanove e cento
Dove siete?
Vi prego rispondete
Dove siete?
Hai proprio delle belle unghie rosse
Baciami senza opporti
Ti ho comprata e sposata per cosa?
Forza Tahani spogliati
Di qui non puoi scappare
E scappare dal marito sai cosa significa?
Vuol dire essere considerata da tutti una sgualdrina
Lascia solo il rosso delle tue unghie a coprirti il corpo
Vieni qui che ora giochiamo un po’
A trent’anni ho tutto il diritto di scopare la mia sposa
Ho rubato lo smalto a tu madre Tahani
Dai che ci dipingiamo le unghie
Andiamo da me che mio padre è al lavoro
Prendi il pennellino
Dai che ci aspettano per giocare a nascondino
Uno due tre
Quattro cinque sei
Novantanove e cento
Dove siete?
Vi prego rispondete
Dove siete?
Una sua mano sudata sulla mia bocca
Mentre mi usa
Urla di stare ferma
E’ rosso acceso quello che cola dalle mie gambe
Smalto del mio corpo
Chiudo gli occhi perché morta dentro
Mentre mi usa
Chiudo gli occhi perché morta dentro
Uno due tre
Quattro cinque sei
Novantanove e cento.
©OlivieriFrancesco

martedì 2 ottobre 2012

Soram




Quando vedo un pallone mi si apre un sorriso
Scalzo mi lancio verso di lui
Lo arpiono al mio piede destro
E tra la terra e le pietre cerco di smarcarmi
Siamo in tanti qui che corrono dietro a questo pallone
C’è pure Soram oggi
Siamo nella stessa squadra fino a sera
Domani si vedrà
Che qui il domani è un futuro troppo lontano per noi
E corro
Corro per non farmelo sfuggire
Corro verso quella porta fatta con due barili vecchi e una traversa immaginaria
Il portiere mi aspetta
Mi teme
Sa che il mio destro non perdona se gli si dà l’occasione di tirare
Soram mi è a fianco
Siamo vicini alla porta
Soram urla
Sono libero
Passa
Sono libero
Smarco l’ultimo ragazzino che mi trovo tra i piedi
Quando vedo un pallone mi si apre un sorriso
Scalzo mi lancio verso di lui
Lo arpiono al mio piede destro
E tra la terra e le pietre cerco di smarcarmi
Il cielo si rabbuia
C’è odore di tempesta che proviene dalle montagne
Sono libero
Passa
Sono libero
Tiro
Nell’attimo preciso in cui il mio piede tocca il pallone chiudo gli occhi
Sento già che il gol è realizzato
Ho calcolato la traiettoria in maniera perfetta
Li riapro solo quando vedo il portiere a terra
Il pallone lontano dalla porta che ha oltrepassato la rete immaginaria
Un gol favoloso mi dicono i compagni che mi abbracciano
Soram non esulta
Mi fissa
Parte camminando verso il pallone
Stiamo vincendo Soram
La prossima giuro che è tua
Anche se mi trovassi solo davanti alla porta
Ti aspetto e ti passo il pallone
Giuro
Dicono che vengano dall’Italia
Come i medici che sono qui
Dicono si chiamino Valmara 69
Dicono che quando ci pesti sopra non hai scampo
Dicono che se non muori sei già un miracolato
Da questo letto d’ospedale Soram ti scrivo
Ti scrivo mentre le lacrime bagnano questo foglio ruvido
Mentre tu saltavi in aria le schegge hanno colpito tutti noi
Io ho perso la gamba destra Soram
Quella che avrebbe dovuto passarti il pallone
Caro Soram amico mio 
Quando vedo un pallone mi si apre un sorriso
Scalzo mi lancio verso di lui
Lo arpiono al mio piede destro
E tra la terra e le pietre cerco di smarcarmi
Poi davanti alla porta
Mi giro
Ti vedo
Sono libero
Passa
Sono libero
Fai ancora qualche passo con il pallone incollato al piede sinistro
Tiri e fai gol
Nell’attimo preciso in cui il tuo piede tocca il pallone chiudi gli occhi
Senti già che il gol è realizzato
Hai calcolato la traiettoria in maniera perfetta
Li riapri solo quando vedi il portiere a terra
Il pallone lontano dalla porta che ha oltrepassato la rete immaginaria
Un gol favoloso ti dicono i compagni che ti abbracciano
Un gol favoloso Soram.

©OlivieriFrancesco

martedì 18 settembre 2012

Lucia




Ti guardo sai
Ti guardo e vorrei dirti ciao
Non ricordo
Ho nella scatola dei ricordi la tua voce
Che meraviglia che sei
Sembri mio figlio
Hai la mia mano nella mia
E’ calda è viva
La stringi come questo mio cuore
Ti guardo sai
Ti guardo dalla piega del mio sorriso
Non ricordo
Eppure da qualche parte nelle vene ci sei
Che meraviglia che sei
Credo proprio che tu sia mio figlio
Abbracciami caro
Le mie parole sono polvere
Evacuano quando voglio pronunciarle
Sento gli ultimi passi della mia vita
Li senti anche tu?
In punta di piedi mi accingo alla fine
Ti guardo sai
Ti guardo e vorrei dirti ciao
Il cuore non dimentica
Quello almeno no
Io sono una povera rimbambita caro
Ma il cuore mio ancora parla
Ecco che ha pronunciato il tuo nome
Non riesco a dirlo amore caro
Non riesco a pronunciarlo
Le lettere sono sparpagliate nella mia testa
Come fosse passata un’alluvione
Ma il mio cuore parla
Ti guardo sai
Ti guardo dalla piega del mio sorriso
Sei sfuocato da queste mandorle sul mondo
Queste piccole mandorle nere incastonate nel viso
Sei sfuocato ma decisamente figlio mio
Abbracciami caro
Le mie parole sono polvere
Evacuano quando voglio pronunciarle
Hai la mia mano sulla mia
E’ calda è viva
La stringi come questo mio cuore
Ti guardo sai
Ti guardo dalla piega del mio sorriso
Torna presto figlio mio
Che possa fare l’ultimo passo di questa vita con te
Per poi avere la possibilità di parlarti come una volta
Ti guardo sai
Ti guardo e vorrei dirti ciao
Non ricordo
Ho nella scatola dei ricordi la tua voce
Che meraviglia che sei
Ti guardo sai
Ti guardo e vorrei dirti ciao.

Mia madre a 30 anni- Foto di Bruno Olivieri

©OlivieriFrancesco

fine delle trasmissioni




Corrono gli uomini al lavoro come le formiche
Corrono i soldati che svasticano pace a colpi di cannoni
Corrono le donne massacrate da gemiti di uomini infanti porci relitti dell'ignoranza
Corrono le automobili sul catrame terso del consumismo
Corrono le famiglie amorevoli odianti ai centri commerciali a scolpire un senso della vita
Corrono gli operai fradici di tristezza
Corrono le madri per partorire figli quarantenni sul tappeto mobile dell'egoismo
Corrono i governanti sulle loro poltrone d'oro a defecare leggi a tutela del potere
Corrono i ciclisti sulle strade tappezzate di vuota euforia 
Corre il popolo bue verso la stalla televisiva d'agognante disperazione
Corrono i sindacati a sbraitare ghigni comperati svenduti sedotti
Corrono i poliziotti sulle lastre della paura manganellando le bestie fragili
Corrono i giovani in cerca di una spiegazione che pare morta 
Corrono le bandiere del populismo che inneggiano le glorie del passato 
Corre la mafia che bacia la mano al Vaticano e a braccetto passeggia per l'Italia con lo Stato. 

©OlivieriFrancesco

giovedì 13 settembre 2012

Frida




Ho un cuore di paloma che mi respira
Piango la vita nel sorriso di questo mio corpo
Una piega di terra d’argilla
Che stringe il mio seno
Rido la vita nel pianto di questo mio corpo
Un taglio di cielo amaranto
Che stringe il mio viso
Ho un cuore di paloma che mi respira
Piango la vita nel sorriso di questo mio corpo
Quadro imperfetto di un amore distillato
Di un amore di vino
Rido la vita nel pianto di questo mio corpo
Quadro perfetto di un dolore seguace
Di un dolore di vino
Ho un cuore di paloma che mi respira
Cartapesta nelle gambe
Seta nello sguardo
Ho un cuore di paloma che mi respira
Ambra nel cuore
Sangue dolce nello spirito
Piango la vita nel sorriso di questo mio corpo
Che stringe il mio viso
Rido la vita nel pianto di questo mio corpo
Che stringe il mio seno
Ho un cuore di paloma che mi respira.

©OlivieriFrancesco

lunedì 10 settembre 2012

Alcoa




Pane e dolore
Mastichiamo
Pane e dolore
Sotto terra in galleria
Pane e dolore
Sui tetti delle fabbriche
Pane e dolore
In mezzo ai binari
Pane e dolore
Sputiamo
Pane e dolore
Soffochiamo
Pane e dolore
Mangiamo
Pane e dolore
Sanguiniamo
Pane e dolore
Il pane nostro
Fatto a colpi di martello
Il nostro martello
Il dolore nostro
Creato a colpi di riforme
Le vostre riforme
Pane e dolore
Sputiamo
Pane e dolore
Soffochiamo
Pane e dolore
Mangiamo
Pane e dolore
Sanguiniamo
Sotto terra nelle gallerie
Pane e dolore
Sui tetti delle fabbriche
Pane e dolore
In mezzo ai binari
Alziamo i pugni
Pane e dolore
Pronti alla morte
Per resistere
Alziamo i pugni
Pane e dolore
Pronti alla morte
Per vivere.


©OlivieriFrancesco