venerdì 28 giugno 2013

Una rondine non fa primavera




Una rondine non fa primavera
Siamo proprio sicuri? Che mi pare di averne viste due passare ora
Aspetta che guardo
Effettivamente non hanno il frac e non fanno quel suono da rondine
Così mi pare
Tubano
Le rondini tubano?
Youtubano secondo voi le rondini?
Così per sapere
Ah no sono due piccioni
Due piccioni non fanno primavera?
E inverno?
No dico inverno due piccioni e una fava toh che voglio esagerare
Fanno inverno secco
Di quello che ti congeli anche sotto il piumone con tutto lo stormo di oche vivo dentro che ti becca perché si son rotte anche il cazzo di regalare a te il loro cappotto per farti fare sogni caldi
Vai dai cinesi dicono le oche
Vai dai cinesi e ti prendi del bel materiale sintetico
Ecco l’oca sintetica e non rompere le balle a noi
Ci dicono le oche a te che ti metti il piumino d’inverno fatto da due piccioni e una fava
La fava non fa sicuramente primavera
Lo sanno tutti
Anche il prete qui in città che la usa per dimostrare quanto ci capisce di vita quello lì
Che ci dicono i cristiani bestemmiatori e non
Te pretino non capisci una fava
E i piccioni mi direte?
I piccioni youtubano alla grande signori miei
Si sono messi al passo con i tempi
I passeri twittano
Le rondini se son due fanno primavera
Altrimenti se è una meglio che se ne torni a casa va
Che qui non c’abbiamo mica tempo da perdere
Tutti in piccionaia andiamo a vedere con i due piccioni e una fava quella del prete per intenderci
A vedere questo spettacolo
Meno tre
Due
Uno
Ecco ora è il 21 marzo preciso preciso
Qua c’è un via vai di piccioni che sembra di stare a Venezia
Che tutti sanno benissimo che il piccione è veneziano doc
Poi ha migrato per problemi di lavoro
Ma in origine era l’uccello goldoniano per eccellenza
Beh insomma son già passati dieci minuti da quando è arrivato il 21 marzo e delle rondini nemmeno un garrito
Un’ombra
Che tristezza
Eccone una
Ma una rondine non fa primavera
Che delusione.

OlivieriFrancesco

giovedì 27 giugno 2013

Non dire gatto se non ce l'hai nel sacco



Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco.
Oh ragazz a che l’è dura, soccia. Innanzitutto è quattro giorni che cerco di farlo capire al mio quadrupede felino che non posso dirlo gatto finché non lo ficco in un sacco e poi anche se ci riuscissi poi dopo che l’ho detto, gatto intendo, chi mi garantisce che questo abbia compreso la mia stranezza, cioè quella di infilarlo in un sacco, o invece mi prenda per un balordo che beve alcool da svariati anni e fa uso anche di stupefacenti e mi commiseri con quella faccia tutta muso e vibrisse?
Mica son cazzate ragazz, qui c’è un detto che deve essere confutato, poche stronzate.
Ehi tu gat. Cazzo no, non ce lo posso mica dire gatto prima di averlo messo nel sacco, aspetta, ehi tu micio
Micio ti sta bene?
Ok micio, senti io adesso vorrei dirti gatto e per fare ciò devo prenderti per il coppino, e adagiarti nel sacco.
Oh cazzo non ho un sacco in casa.
Una vecchia borsa di mia moglie si, prima che se ne andasse col mio migliore amico.
Ecco, senti micio, io qui ho una borsa vecchia di quella simpatica della mia moglie scappata col mio migliore amico, una sporta della coop e bona. Non ho altro.
E’ desolante mi osservi.
Come darti torto gatto ovvero micio quadrupede, come darti torto.
Vuoi le crocchette che fai miao?
Ma io devo dirti gatto capisci?
Qui bisogna risolvere sta storia del non dire gatto se non ce l’hai nel sacco.
E non guardarmi con quella faccia un po’ così sai?
Che due maroni.
Ora scendo alla coop a prendere i sacchi e te non ti muovere.
No, le crocchette dopo la prova del nove.
Che cazzo ne sai tu della prova del nove, miagoli tu.
Ma sarai davvero un gatto?
Confutare ragazzo confutare.
Che Hume, si si non fare quella faccia, Hume quello là filosofo, diceva che se te non vedi un merlo bianco non significa che  non esista. Et capé te bel quadrupede felino? Magari te sei un gatto ma senza sacco mi fai un baffo con la tua tesi.
Si si non rompere i maroni, poi ti do le crocchette, adesso lasciami andare a prendere i sacchi. Un sacco qualunque basterà mi auguro.
Te fai la guardia. Magari torno e scopro che sei un pitbull e io tutto il tempo a chiamarti micio.
Bon, vado dai, ti saluto micio pitbull con le vibrisse.
A dopo
At salut.

OlivieriFrancesco

martedì 25 giugno 2013

Moondog


Leonora



Leonora

La mia surrealtà mi sovrasta
I coccodrilli a svastica neri hanno fame di terrore
E l’anima precipita nell’utero dell’arte
Per sette fenicotteri con sette suore che salpano sulla barca morte
La mia surrealtà mi sovrasta
I ghepardi s’annidano rossi nelle botti della speranza
E il corpo trema nelle siringhe della tristezza
Per cinque unicorni con cinque bambine che solcano la vita assetata
La mia surrealità mi sovrasta
I pesci a terra d’argento smarriscono la fede
E la mente sfocia nella desolazione
Per tre lupi con tre filosofi che rapiscono il tempo
La mia surrealità mi sovrasta
I pavoni sventagliano verdi la fantasia
E il cuore s’arresta su questo ultimo orizzonte
Per una donna con una pittrice che partorisce la bellezza
La mia surrealità mi sovrasta.


©OlivieriFrancesco

giovedì 20 giugno 2013

LA LUNE TERZO E ULTIMO ATTO



LA LUNE
ATTO III


PASQUA’ Allora ragazzo bello mo' proviamo qualcosa di teatro sociale o civile che tanto è a stessa cosa e poi ‘na volta che hai masticato un poco l'arte dell'attore puoi recitare la vita tua bellissima come la schiena che ti sorregge Ercole mio bello.
Vabbuò?
RAGAZZO  Si si ok, che devo fare?
PASQUA’ Allora visto che il Francesco, ovvero quello triste drammaturgo, non tu, c'ha tirato pacco oggi perché c'ha una riunione importante da fare con la nostra maga barra regista, io per oggi ti farò da tutor, apripista del teatro e regista. Ti aggrada l'idea? 
RAGAZZO Si si ok- Quindi che devo fare?
PASQUA’ Aspè bambolone mio, un attimo. 
Pasquà si mette in mezzo al pubblico, mentre il Ragazzo rimane al centro della scena sul palco. 
PASQUA’ Marcè dagli un poco di blu a sto bell'imbusto e mettimi ‘na musica d'atmosfera. Di quella che sai tu Marcè. Uno di quei gruppi che fanno roba che ti schiatta ‘na mandria di gatti per strada al solo udirla. Su su, che mò voglio proprio vedere questo baldo giovine alle prese con 35° piano. 
MARCE’ Pasquà 35° piano è difficile. Non credi che?
PASQUA’ Silenzio, ho deciso così e così sia. Parti con sta musica e sparamelo bello blu. Fammelo come un grande puffo. 
La scena diviene blu, il ragazzo è al centro della scena, c'è musica in sottofondo
Pasquà va verso il ragazzo. Gli dà il copione di 35° piano e torna in mezzo al pubblico. 
PASQUA’ Mò vai bell'omaccione mio. Che teatro civile sia. 
RAGAZZO Allora comincio?
PASQUA’ Uè Francè, se vuoi aspettiamo che il gallo canti tre volte per vedermi in croce, vedi tu. Su su vai. Comincia. 
RAGAZZO Volava. Cadeva. Atterrava. Faceva tre cose contemporaneamente senza fare nulla. 
Qui Pasquà si alza in moto d'ira
PASQUA’ No no, ma che stai recitando la lista della spesa? Eh vabbuò che facciamo avanguardia ma ancora non siamo così avanti che ci doppiamo. Suvvia. Questo che parla è il figlio. Quello che vola è suo padre che si schianta a terra. Comprì? Capito? Has entendido? Il tedesco non lo so ma insomma ti è entrato nella capa si? Allora sto povero Cristo sta narrando la caduta di questo padre che si fa 35 piani di caduta libera. Ok?
RAGAZZO Ok.
PASQUA’ Dai riprendiamo su. 
Marcè e abbassa sta musica che non si sente niente. Dai. Mamma mia che vita signori miei. 
Pasquà torna in mezzo al pubblico
RAGAZZO Volava. Cadeva. Atterrava. Faceva tre cose contemporaneamente senza fare nulla. Solo un urlo in gola che non usciva e l'asfalto giù in fondo che si avvicinava. Pam. 
Pasquà si rialza e torna sul palco.
PASQUA’ Bello di mammà, ma secondo te questo che vola giù sta facendo un tuffo in piscina?
RAGAZZO No. 
PASQUA’ Bene, e appena arrivato a terra non è che comincia a ballare na bella tarantella, no?
RAGAZZO Cosa?
PASQUAì Come cosa Ercole dei nostri tempi? Questo non vola per farsi una vacanza. S'accide questo. Non va a trovare la nonna. Nemmeno a guardare un film di Moccia. A parte che effettivamente anche quello potrebbe essere un buon motivo per buttarsi di sotto. Ma insomma. Non è che si lancia a cazzo. Eh scusa il francesismo. Questo è disperato. Non ne può più. Come noi del resto. Non ne può più di esser preso per i fondelli da sto sistema infame dell'economia e decide di mandare tutti a quel paese come gesto di rivolta.
Guardando verso Marcè.  
E abbassa sta musica Marcè.
Hai compreso? Quello lì è uno che ha voluto con il suo gesto dire al mondo intero, guardate figli di puttana come ci avete ridotto. È na denucia. Un atto d'accusa. Un gesto di rivolta.
RAGAZZO Si ma io non voglio fare sta parte.
PASQUA’ Ah no?
RAGAZZO La maga, cioè la regista mi ha detto che dovevo essere protagonista della mia vita, mica di recitare di uno che si tira di sotto. 
PASQUA’ Vero anche quello! Quindi bell'imbusto, che vuoi fà?
RAGAZZO Essere protagonista della mia vita-
PASQUA’ Bene. Ok. Ridammi il copione. Vai, mentre mi siedo puoi già cominciare. Hai tutto il teatro che ti ascolta. Ragazzi, chiama a sè tutti gli artisti, ci sta Francè che ci vuole recitare la sua vita. Venite qui e silenzio.
Squilla un cellulare.
Spegnete quei cazzo di cellulari per favore.
Oh Ok.
Francè siamo tutti qui per te. 
Marcè togli la musica e mettigli na bella luce rossa.
Vai. 
RAGAZZO Un po’ imbarazzato.
Questo cielo è pesante signori miei. Si è abbassato fino qui, lo vedete che striscia sul palco? Perché mi hanno tolto l'aria. Però non c'è miglior cosa che respirare la terra. Quella che riempie i nostri passi di radici. Che schiaffeggia in faccia la nostra instabilità. Di fronte all'arroganza lei spegne tutto con un vagito. S'apre come una vagina e accoglie questi figli che lavorano il tempo senza un senso. Qui sotto questo palco signori miei, c'è la voce di questa terra umana, che sanguina sorrisi e abbracci dimenticati. Respiriamola signori miei, respiriamo con le gambe, con le braccia. Apriamo questo orizzonte e diamoci una possibilità. Quella di rendere fertile questa esistenza. Seminiamo sogni per raccogliere bellezza. Seminiamo utopia per bere coraggio. Del resto le nuvole nere signori miei sono tali perché vediamo la notte negli occhi del sole. Ecco. Non ho altro da dire se non un silenzio cocente da lasciarvi come l'eredità più bella. Questa è la mia vita. 
Qui tutti applaudono. Pasquà sale sul palco e abbraccia il ragazzo con le lacrime agli occhi. Anche Marcè sale sul palco. 
PASQUA’ Maronna che bravo sto Adone. M'hai fatto piangere mannaggia a te
MARCE’ Davvero complimenti. Davvero.
I due si girano verso il pubblico tenendo le loro braccia sulle spalle del Ragazzo
Guardando il pubblico concludono 
PASQUA’ Vero che è stato bravo? Altro che i testi dell'Olivieri. Questo si che è un attore e drammaturgo con le palle.
Vero?
Fine. 

A mio bisnonno, Decio de Sallusti, drammaturgo napoletano dei primi del ‘900

©OlivieriFrancesco

Tutti i diritti sono riservati e protetti SIAE

mercoledì 19 giugno 2013

Greg Haines- Azure


LA LUNE ATTO SECONDO


LA LUNE
ATTO SECONDO

PASQUA’ Ma guarda te che bel giovanotto.
Chi ti ha mandato?
RAGAZZO Quella signora là in fondo.
Indica la catapecchia di alluminio
PASQUA’ Ah, la maga che poi come ti avrà spiegato, è la nostra regista.
E dimmi un po’ bel giovine, che vuoi fare qui?
RAGAZZO Mah non so, la maga, ops, scusi, la regista mi ha detto che potrei fare l’attore
PASQUA’ L’attore?
Beh effettivamente guardandoti così, su due tacchi e due piedi direi che insomma, bello masculo che sei, con ste spalle rubate all’agricoltura, si direi che potresti.
Hai mai recitato in vita tua?
RAGAZZO Dice a teatro?
PASQUA’ Beh dove sennò? Dal fruttivendolo? Su su bel giovine.
Qui passa a fianco ai due Marcé che sta lavorando sul palco
MARCE’ Non dare retta a quella checca isterica.
PASQUA’ Isterica sarai tu.
Non farci caso caro, quello è un rompipalle patentato, ma, e ascolta bene, nu genio. Tene na capa tanta quello. Hai un problema di luci? Lui te lo risolve. Hai problemi con il suono? Eccolo che arriva e ti sistema il tutto. Un mago caro, non come la nostra vecchia, quella fa finta. Questo è un mago vero, altroché.
Ma senti un po’
Guardandolo dalla testa ai piedi con il tipico modo da femmina
PASQUA’ Senti tu, c’hai na moglie? Figli? Sei insomma impegnato?
MARCE’ Ma lo vuoi lasciare stare? Tanto si vede lontano un miglio che non è una checca come te.
PASQUA’ Nessuno ti ha chiesto un tuo intervento. Cafone che non sei altro.
Vero che è nu cafone?
Maronna che fatica vivere con sti artisti.
Ah bello di mamma, sappi, se vuoi soldi, scordateli. Stiamo alla frutta qui, quindi se pensi che lavori, fai l’attore alla Gassman e poi vuoi pure monetizzare, qui non c’è trippa per gatti caro. Stiamo alla frutta.
MARCE’ Al caffè direi.
PASQUA’ Ecco, lo senti, al caffè e pure amaro cocco bello di mamma tua.
Che mamma tua l’abbiamo tutti in cuore sai?
RAGAZZO Si?
PASQUA’ Eccerto, na donna come poche.
Ha recitato tanto con noi
Era la diva qui.
RAGAZZO Davvero?
PASQUA’ A parte bel giovanotto che se sei uscito fuori così bene è perché lei era una dea della bellezza, ma poi aveva fascino assai.
Vero che teneva fascino Marcé?
Girandosi verso Marcè che va avanti e indietro per il palco sistemando la scenografia
MARCE’ Eccerto, tua madre era lo splendore di questo posto.
RAGAZZO Beh non ne sapevo nulla io.
PASQUA’ Cocco bello di mamma, senti allora, che vuoi fa?
Commedia dell’arte? Teatro d’avanguardia?
Non dirmi teatro civile che non ne posso più, famme na carità.
Tutti che stanno lì a denunciare, denunciare, che palle caro mio, che qui c’abbiamo bisogno di ridere.
RAGAZZO Scusi cosa sarebbe il teatro civile?
PASQUA’ Hai presente quel drammaturgo bolognese?
Marcè com’è che si chiama quello là che fa tutti quei testi pesanti?
MARCE’ ridendo Francesco, credo.
PASQUA’ Ecco, presente?
Aspè
E il cognome com’era che non mi ricordo, Uliveri vero?
MARCE’ Olivieri checca isterica, Olivieri.
PASQUA’ Ecco, presente quello lì?
RAGAZZO Mai sentito nominare.
PASQUA’ Mamma mia non hai idea della fortuna che hai ragazzo mio.
Questo tira su certe cose, pesanti, ma pesanti assai.
MARCE’ Non dargli retta, il teatro civile lo facciamo sempre, anzi ora più che mai, ma siccome la checca lì in questione è invidiosa di come scrive Francè, allora lo sputtana.
PASQUA’ Ma che stai dicendo? Ma vattinnne va.
Ma tu guarda sto stronzo. Scusa eh ma quando ce vò ce vò.
Dicevamo bell’imbusto, che vuoi fare? Che ti piace?
RAGAZZO Mah io devo fare l’attore protagonista della mia vita.
PASQUA’ Ah.
RAGAZZO Come ah?
PASQUA’ Allora si che è teatro civile ragazzo caro
Anzi sociale.
RAGAZZO In che senso?
PASQUA’ Niente niente non te preoccupà che qui avrai tutto lo spazio che vuoi.
Hai già in mente che vorresti rappresentare?
RAGAZZO Si, cioè no.
PASQUA’ Spiegati meglio bell’Antonio che non sei altro.
RAGAZZO Eh, che essendo che devo essere l’attore protagonista della mia vita, credo che dovrò interpretare la mia vita.
PASQUA’ Non fa una piega il tuo ragionamento.
Allora, visto che di teatro sociale si tratta…
RAGAZZO Sociale?
PASQUA’ Sociale, civile è a stessa cosa, sempre roba da Olivieri
Na tristezza ragazzo mio.
Ma contento te.
RAGAZZO Ma così mi ha detto la maga, cioè la regista.
PASQUA’ Si si lo so, che ti ha detto quella.
Urlando verso la catapecchia
PASQUA’ Tutti i casi umani a noi mi raccomando a maga.
Dalla catapecchia la maga risponde
MAGA Taci e ringrazia.
PASQUA’ Allora bello di mammà, che vogliamo fare?
RAGAZZO In che senso?
PASQUA’ Oh Maronna ma questo è caduto dal pero stamane.
O pensavi di stuprarmi qui davanti a tutti e non ti nego che la cosa mi piacerebbe…
Ammiccando con lo sguardo poi tornando serio
Nel senso, che vuoi che mettiamo in scena del tuo copione?
U passato? U presente? O u futuro?
RAGAZZO Perché posso rappresentare il futuro qui?
PASQUA’ Cocco bello qui possiamo fare tutto.
Guardando verso sinistra
Oh guarda, ci sta Beatrice che ti sta facendo un ritratto
Guardando verso Beatrice
Amò, hai visto che meraviglia di maschiaccio che è arrivato qui?
Beatrice annuisce con la testa e prosegue a disegnare
La nostra Bea è un’artista meravigliosa. Dipinge cose strepitose.
Perdonala se non parla ma è muta fin dalla nascita, tutta la voce la mette nei colori.
MARCE’ Ecco che esce il poeta che c’è in te.
PASQUA’ Beh, diciamo che me la cavo vero Marcè?
MARCE’ Sei la regina della poesia Pasquà.
Rivolgendosi di nuovo al RAGAZZO
PASQUA’ Ecco ora sai anche il mio nome.
Pasquale.
Il tuo cocco bello di mammà?
RAGAZZO Ah il mio?
PASQUA’ Non so, vuoi dirmi quello di tua zia amore? Si il tuo.
RAGAZZO Ah, un po’ imbarazzato ehm mi chiamo Francesco
PASQUA’ Come il nostro drammaturgo triste.
Battendo le mani nervosamente
PASQUA’ Bene bene, speriamo che non sei triste come lui.
RAGAZZO Lui chi?
PASQUA’ Uè Giovanotto, sei bello come il sole ma mi pare che la testa vada a rallentatore
Che dici, gliela diamo n’accelerata? Altrimenti facciamo notte e qui abbiamo tante cose da fare
A proposito gradisci nu caffè?
RAGAZZO No no, grazie non bevo caffè.
PASQUA’ Oh Maronna Santa del Carmine del Beato Angelico di Lourdes
Come non bevi caffè?
RAGAZZO Eh non bevo caffè
PASQUA’ Vabbuò, ti perdono va, perché ti chiami come quella tristezza del nostro drammaturgo che scrive di teatro civile.
RAGAZZO Ma scusi?
PASQUA’ Dimmi amore mio bello?
RAGAZZO Ma teatro civile tipo?
PASQUA’ Oh mamma mia che ansia. Allora hai presente quel teatro che parla degli ultimi, che sfoga la rabbia, che denuncia, che poi alla fine nessuno se li caga?
RAGAZZO Beh non mi sembra così però.
PASQUA’ E tu che ne sai?
MARCE’ Il ragazzo Pasquà è meno coglione di quello che credi.
PASQUA’ Taci tu.
Guardando Marcè
Rivolgendosi a Francesco
PASQUA’ Che ne sai tu?
RAGAZZO Eh, ho visto in televisione.
PASQUA’ Cosa?
RAGAZZO Beh se non ricordo male, l’attore si chiama Marco Paolini.
PASQUA’ Stiamo inguaiati
Marcè si avvicina a Francesco
MARCE’ La vedi questa checca?
RAGAZZO Si.
MARCE’ Ecco, lui è anni che fa teatro civile, in difesa degli ultimi e anche delle checche come lui.
PASQUA’ Fottiti Marcè.
MARCE’ Ma è vero, sei un genio tu. Lo sanno tutti.
PASQUA’Si si vabbè.
RAGAZZO Ma quindi tu sei un attore di teatro civile?
PASQUA’ Ebbene si, sei contento ora bello di mammà?
RAGAZZO E Francesco quello lì, il drammaturgo?
PASQUA’ Mò non ci sta che è andato a fare la spesa con i pochi soldi che teniamo, fa parte della combriccola.
RAGAZZO Ah, con stupore si ma, tu metti in scena i suoi spettacoli?
PASQUA’ Cocco bello ma na tazza di caffè?
RAGAZZO Non me ne frega un cazzo della tazza di caffè.
Rispondi.
PASQUA’ Evvabbene maronna che carattere
Si io sono l’attore dei testi di quello là.
RAGAZZO Quello che si chiama come me?
PASQUA’ Quello che si chiama come te?
RAGAZZO E perché prima dicevi che non ti piaceva il teatro civile?
PASQUA’ Uh ma che è un interrogatorio? Ma sei della Digos bello di mammà? Che palle.
RAGAZZO No no per sapere.
PASQUA’ Perché so stanco, vabbuò?
Vorrei fare na parte allegra ogni tanto sai.
Chessò qualcosa di comico.
Invece sempre a recitare mattoni galattici.
RAGAZZO Come mattoni?
PASQUA’ Nel senso che sono cose che servono cocco bello, ma io vorrei fare qualcosa di diverso.
Senti?
RAGAZZO Dimmi.
PASQUA’ Ti andrebbe di fare un testo suo al posto mio?
RAGAZZO Ma io non sono un attore.
PASQUA’ Su su, poche storie che sei il teatro sociale in persona, ci metti poco a spostarti al civile.
RAGAZZO Beh ma che devo fare?
PASQUA’ Tre cose cocco di mammà.
Studiare
Interpretare
Sudare
Ci stai?
RAGAZZO Beh si.
PASQUA’ Ma che meraviglia.
Hai sentito Marcè?
Il giovin signore qui farà la parte mia in un testo dell’Olivieri.
MARCE’ Ho sentito ho sentito, beh congratulazioni ragazzo
Gli stringe la mano
PASQUA’ Congratulazioni bello di mammà.
Anche Pasquà stringe la mano a Francesco

©OlivieriFrancesco

Tutti i diritti sono riservati e protetti SIAE

lunedì 17 giugno 2013

LA LUNE




MAGA Ma tu di che segno sei? 
RAGAZZO Io?
MAGA Si tu.
RAGAZZO Io pesci. 
MAGA Ascendente?
RAGAZZO Penso acquario, penso.
MAGA ridendo di gusto vivi nell'acqua tu?
RAGAZZO Probabile.
MAGA E la luna dimmi la luna tua dove sta?
RAGAZZO In cielo dove vuoi che stia. 
MAGA Mannò la luna astrale. 
RAGAZZIO Ah la luna astrale. 
E che ne so io dove sta? Un attimo fa era qui con me, poi penso sia uscita a prendere le sigarette.
MAGA Vabbè, sei proprio un ignorante, lasciatelo dire.
Io come faccio a prèdirti passato presente e futuro se non mi dici dove sta la luna?
Ah che sciagura sti giovani d'oggi.
Mo tu sei venuto qui tutto bello e agghindato per farti aiutare si o no?
RAGAZZO Si. 
MAGA E non mi sai dire la tua luna?
RAGAZZO Ma che cazzo ne so io della luna astrale scusa. Già tanto che sappia cosa sia un ascendente.
MAGA Uh Madonna Vergine Maria tu proprio sei ‘na chiavica figlio mio, senti a me.
Comunque, proverò a darti una mano, anche se sarà difficile.
Allora, mò tiro fuori le carte e vediamo se queste ci vengono in aiuto che senza la tua luna io non posso fare nulla caro mio.
RAGAZZO Vabbè vada per le carte.
Ma scusi… 
MAGA Dimmi caro.
RAGAZZO Che ci mettiamo a giocare a scopa?
MAGA Oh Maronna l'ignoranza non ha mai fine.
RAGAZZO Dice?
MAGA Eccome. Le carte sono i tarocchi!
Mai sentito parlare dei tarocchi?
RAGAZZO Delle taroccate si, cioè quando ti appioppano ‘na roba che pensi sia di valore e invece non vale un fico secco.
MAGA Macchè quelle non c'entrano nulla. 
Questi sono i tarocchi capisci?
RAGAZZO ‘Na fregatura?
MAGA Ma senti a me ragazzino, sei venuto qui per farti aiutare o per prenderti gioco di me? Che io è anni che faccio la maga e se hai voglia di farmi perdere la pazienza ci stai riuscendo. E non ti ho ancora mandato a quel paese solo perché ho rispetto della tua povera mamma che ora ci guarda dall'alto.
Il ragazzo guarda in alto 
RAGAZZO Io non vedo nessuno maga.
MAGA Tu hai il cervello spento caro mio
Non sul soffitto. In alto intendo in paradiso.
RAGAZZO Che c'è un paradiso maga?
MAGA Certo che c'è un paradiso ma te non ci andrai mai se continui così, te finisci all'inferno se continui a farmi impazzire.
Ma tu guarda,
Ho settant'anni io sai, che ti credi?
Ho vissuto la guerra io sai?
RAGAZZO Si si lo so lo so. Mamma quando tornava a casa mi faceva una testa così. 
Diceva: “quella Santa donna ci aiuterà a tutti ci aiuterà” 
Sta di fatto cara la mia maga che non solo mia madre è finita dal suo creatore in quello che lei definisce paradiso ma mò io non tengo lavoro, non ho un soldo sputato che sia uno e la casa di mammà se la sono pigliati quelli lì delle banche.
Come la vogliamo mettere?
MAGA E come dobbiamo metterla figlio mio?
RAGAZZO E la smetta di chiamarmi figlio mio. Io sono figlio di mia madre. Punto. 
MAGA Va bene va bene e allora che vuoi da me? Eh? Che vuoi da una donna stanca, affaticata, che ha dato tutto per gli altri aiutandoli come poteva? Che vuoi tu ragazzino che non sei altro che spunti nel mio studio?
Qui lui si guarda intorno. I due sono in una catapecchia di alluminio 
RAGAZZO Questo sarebbe uno studio?
MAGA Eccerto che si che ti credi. 
Che non è di tuo gradimento? Allora sloggia vai vai che mi hai stufata con le tue arie da saccente.
RAGAZZO Ah signò lei mi deve dire che fine hanno fatto tutti i soldi che mia madre le ha dato per farsi crepare prima della sua data prevista? Ovvero per spiegarmi meglio, li vorrei indietro signora maga mia cara.
MAGA Non chiamarmi signora maga mia cara, inteso? 
Io non sono tua. Ma guarda questo. 
Che vuoi da me? Io ho dato tutto a tua madre. Era felice quando andava via di qui dopo che le avevo fatto le carte.
RAGAZZO E il malocchio?
MAGA Che malocchio?
RAGAZZO Mia madre negli ultimi mesi di vita qui non ha messo più piede.
MAGA E allora? 
RAGAZZO E allora siccome prima la macchina che si sfascia in un incidente
Poi lo specchio che si rompe 
Poi perde il lavoro sempre la mia mamma
Poi babbo nostro muore sul colpo abbattuto da un ramo stanco di stare appeso ad un albero
Poi mia sorella perde un dito mentre lavora…
MAGA Quindi?
RAGAZZO Quindi, diceva sempre mia madre quella che dovrebbe stare or ora nel paradiso e che in questo momento dovrebbe essere lì che ci guarda dall'alto, diceva che insomma, lei ci aveva tirato il malocchio a tutti noi.
MAGA Ridendo forte e di gusto Ma sentitelo.
RAGAZZO Che cazzo c'è da ridere a maga?
MAGA Rido perché sei pazzo.
Come tua madre del resto.
Pazzo sei.
Ma come ti vengono certe idee? Che hai nel cervello un criceto talmente grasso che non riesce a far girare nemmeno una ruota dei tuoi due neuroni che ti sono rimasti.
RAGAZZO Ah signò piano con le parole.
MAGA Sei un ragazzino ecco cosa sei.
RAGAZZO Senti donna io rivoglio quei soldi, oppure mi togli sto malocchio di torno che non si può più vivere così. 
MAGA E la colpa è mia? La colpa è mia se tutto sto paese intero è allo sfacelo? È colpa mia se la fame avanza come la peste nel '600, se le persone non hanno un lavoro, se quei quattro cani che ci governano mangiano a sbafo? Neanche la tua luna sai. Che diavolo vuoi da me? Neanche la luna sa.
Guardando il pubblico cercando consenso
RAGAZZO Quindi?
MAGA Quindi se vuoi ti faccio i tarocchi. Io prèdico da sempre il passato il presente e il futuro. Guarda, proprio perché sei figlio della povera madre tua, che nostro Signore la protegga, e visto che ci guarda dall'alto, per te questa volta, la faccio a gratis questa magia. Che io non vivo in buone acque caro mio. Pure io mangio sai? Per mangiare devo guadagnare. Ma qui arrivano solo pezzenti e questo alluminio che vedi una volta era muro di cemento, avevo lampade, arazzi, stavo bene io una volta. Questa era una reggia sai. Si si ridi ragazzino, ma questa era ‘na reggia altro che Caserta o Versail o come diavolo si dice, qui la gente ricca passava e gli leggevo la mano e questi mi pagavano lautamente, altroché. Mica erano miseri e pezzenti come te. Tsé.
Guardando la mano del ragazzo
MAGA A proposito, se vuoi invece dei tarocchi ti posso leggere la mano.
RAGAZZO Non serve la mia luna?
MAGA Mamma mia l'ignoranza non ha confini figlio mio.
RAGAZZO Non sono figlio vostro te l'ho già detto a maga.
MAGA Va bene va bene non ti scaldare. Marò che carattere che tieni.
Allora la vuoi sta lettura della mano?
RAGAZZO Mi toglie pure il malocchio?
MAGA Ma io non vedo nessun malocchio.
RAGAZZO E allora che cazzo me ne faccio io di questa lettura? Che poi sta mano è pure sporca.
MAGA Non ti preoccupare che leggo bene anche se non ti lavi. 
RAGAZZO Si ma il malocchio?
MAGA Aridaglie. Allora come devo dirtelo? Io non lo vedo sto benedetto malocchio. Eppoi dovrei sapere qual è la luna tua.
RAGAZZO Ancora con questa luna? Senti donna, la luna te la tiro in testa se non la finisci con le stronzate. Hai derubato la mia famiglia, ci hai tirato addosso sto cazzo di malocchio quindi ora mi leggi quello che vuoi, la mano, il piede, pure l'orecchio se vuoi ma se poi non scuci quello che mi devi, ti attacco alla falce della luna e li ci rimani. Come veriddio.
MAGA Dammi questa mano e non fare tante storie su.
Il ragazzo allunga la mano aprendola la vecchia la tiene tra le sue e la guarda con molta attenzione 
MAGA Vedo vedo.
RAGAZZO Ne sono felice a maga.
Ci mancasse pure che non vede nulla.
MAGA Vedo che hai un passato turbolento.
RAGAZZO Ma che mi frega del passato donna.
Dimmi del futuro e poi finiamola con questa pantomima. 
MAGA Ok ok non ti scaldare.
Comunque tenevi nu brutto rapporto con il padre
Sbaglio?
RAGAZZO Senti maga invece di farmi l’analisi psicologica della mia famiglia mi dici del futuro?
MAGA Hiii come stai nervoso.
Ti fai le canne? E’ chiaro e limpido come il sole. La vedi quella curva che sembra na tirata di cicca? Non guardare me guarda la tua mano piuttosto. La vedi si o no?
RAGAZZO Si e quindi?
MAGA E quindi ti fai le canne.
RAGAZZO Ma a te che ti frega se mi faccio o meno le canne scusa vecchia?
MAGA Senti, intanto modera i termini a ragazzì da quattro soldi, poi si vede. Ma guarda che occhiaie che tieni. Sembri un panda che soffre di insonnia, e la mano parla. Lei ha della sensatezza lei, al contrario del suo padrone.
RAGAZZO Senti vai avanti per favore.
MAGA Certo figlio mio che hai un passato che è na ciofeca.
RAGAZZO Piantala di chiamarmi figlio mio.
MAGA Si si, scusa m’ero scordata. Dicevo che hai un passato che manco tutta la monnezza di Napoli ti eguaglia a schifìo.
RAGAZZO Ok, ora che abbiamo appurato del mio uso di stupefacenti, di un rapporto di merda che avevo con mi padre e del mio passato che è na ciofeca, possiamo guardare al futuro? Sennò che cazzo di maga sei? Predici cose già successe?
MAGA Ok ok c’hai ragione pure tu.
Mò una sbirciata al presente me la fai fa?
Ah ecco vedo che sei in compagnia di una donna bella, saggia e che ha vissuto tanto della sua vita donando consigli a tutti e che mò ti sta leggendo sta mano callosa e sporca.
RAGAZZO E saresti tu vero? Dico quella donna?
MAGA Certamente. Qualcosa da obiettare?
RAGAZZO No no basta che ora si vada avanti che qui il futuro a forza di parlarne è già bello che passato.
MAGA Ok vediamo sto futuro.
Allora vedo che avrai una vita meravigliosa e tre figli
Due maschi e una femmina.
RAGAZZO ridendo forte Io figli non ne voglio vecchia.
MAGA Ma ne avrai e non chiamarmi vecchia. Porta rispetto, chiaro?
RAGAZZO Si si vai avanti va. 
MAGA Vedo che avrai una donna. Tra due anni. Ma ti farà soffrire.
RAGAZZO E ti pareva. Possiamo evitare di conoscerla a questa? E’ possibile?
MAGA Il destino parla chiaro.
RAGAZZO Sarà. Dei soldi invece sta mano che mi dice? Che li perdo dalle tasche? Che ce l'ho bucata? Oppure che una vecchia trufaldina alla fine di questa seduta di lettura mi caccerà fuori tutto quello che ha rubato alla madre mia?
MAGA Dei soldi non vedo molto figlio mio.
RAGAZZO Piantala di chiamarmi figlio mio o ti strozzo qui ora davanti a quel cazzo di uomo in croce che è un'ora che ci fissa attaccato a quel chiodo.
MAGA Va bene va bene ma io che ti devo dire? Eh?
RAGAZZO Che mi devi ridare i soldi miei brutta strega.
MAGA Io non ti devo nulla ragazzino. 
Impara l'educazione e ora sloggia
Mi hai fatto perdere la pazienza
Ti aiuto, ti leggo la mano senza neppure sapere in che luna sei, mi metto al tuo servizio e tu in cambio che fai? Mi insulti? 
Sparisci. 
RAGAZZO No.
MAGA Sparisci ho detto.
RAGAZZO Prima i soldi vecchia.
MAGA Vieni con me.
RAGAZZO No. 
MAGA Vieni con me ti dico, su poche storie.
Apre una tenda e in fondo a un campo c'è una struttura tipo ex fabbrica con tantissima gente. C'è un palco con persone che sono vestite in modo strano, ci sono persone che suonano, gente che dipinge e scolpisce. Da adesso la maga parla in perfetto italiano senza nessun accento dialettale, il tono cambia completamente e diviene serio.
MAGA Sai chi sono quelli?
RAGAZZO No
MAGA Sono i nostri artisti. 
RAGAZZO Come i nostri artisti?
MAGA Hai mai visto un film tu? Sei mai stato a teatro ignorante che sei? Hai mai letto un libro di quelli veri e non di quei mercenari che seguono la moda?
RAGAZZO Qualcosa.
MAGA Beh meglio di niente direi.
Eccola lì l'arte. 
RAGAZZO In che senso?
MAGA Nel senso che quelle persone sono attori e attrici, drammaturghi, sceneggiatori, scrittori, musicisti, pittori, fotografi, scultori e chi più ne ha più ne metta e tutti insieme oggi lavorano per creare un inno alla bellezza.
RAGAZZO Qui?
MAGA Qui caro. Perché non hanno di che vivere. I soldi di tua madre li ho spesi per sistemare quella ex fabbrica. Ora lì vivono loro. Tengono seminari, corsi e laboratori vari. Ogni giorno hanno tantissimi ragazzi come te, ignorante che non sei altro, che vengono qui per bere l'acqua della cultura. Perché questo paese non può vivere senza di loro. Tua madre me lo aveva chiesto di proposito. I miei soldi investili nell'arte.
RAGAZZO E le carte? L'astrologia?
MAGA Caro ragazzo, apri gli occhi. Questo è teatro. Tutta la vita è teatro. Io sono la regista di questo posto. Sono stanca sai. Stanca di fare la parte della maga. Vorrei poter andare in pensione ma non è possibile come puoi ben capire. Con questi soldi faccio andare avanti questa meravigliosa linfa vitale.
Ti piacerebbe esserne parte?
RAGAZZO Tu quindi non sei una maga.
MAGA No caro. Sono una regista. E famosa pure. Ma non dirlo in giro non ce n'è bisogno. 
RAGAZZO Ma mia madre allora quando diceva che ci aveva tirato il malocchio non era vero? 
MAGA Certo che no. Interpretava. Grande attrice tua madre. Manca a tutti noi. 
RAGAZZO E che potrei fare io qui?
MAGA L'attore protagonista della tua vita.
Ti va?
RAGAZZO E il copione? 
MAGA Non ti preoccupare tu intanto studia, poi il testo si svilupperà col tempo. 

©OlivieriFrancesco

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