venerdì 13 giugno 2014

Solo sorrisi sospinti dalla malinconia

ph Francesca Woodman

Inarco questa voce e affondo le parole nel pane 
E zitti silenzio che devo raccogliere l’ultimo istante 
Lo avete visto per caso?
Un lampo di orizzonte smarrito nella notte
L’erba bagnata scalcia a più non posso questi piedi addormentati
Sveglia dico io sveglia
Che c’è da ritrovare questo attimo passato
Senza urla per favore
Solo sorrisi sospinti dalla malinconia
Che sono così belli quando si attorcigliano ai fianchi
Quando la luna ondeggia la passione dell’infinito
Sono così belli nel buio accecante della solitudine
E non che sia triste io no
Sia ben chiaro
Ho i seni che sanno di latte da innaffiare
E tra le gambe in questa pelle di ragazza azzanno il piacere dell’orgasmo
Quell’istante non devo perderlo
Via le scarpe col tacco che mi deviano sui fili della luce
Voglio solo una terra scalza che cammini questo mio rincorrere il tempo
Eccolo
L’ho visto
Un grido di gioia o di dolore
Ora non ricordo bene
È passato sulla consuetudine
Dentro le abitudini della sopravvivenza
Ma cazzo rallenta un attimo no?
Ci sono mille modi per ascoltare la propria cassa armonica
Per definire la realtà
Ci sono mille modi
Ma questo deglutire aspettative mi sta deformando
E questo cielo prima o poi mi massacrerà di vento lento
Quel vento che spoglia e scopa senza sosta
Nelle notti d’estate
Io me lo ricordo quel vento
Quando a gambe aperte lo accoglievo come l’amante della notte
E viaggiavo
Viaggiavo
Viaggiavo
Forse quello è l’istante divenuto attimo
E poi momento
E infine ricordo eterno
Forse è questo quello che rincorro da anni
Senza sosta
Inarco questa voce e affondo le parole nel pane
E zitti silenzio che devo raccogliere l’ultimo istante
Lo avete visto per caso?
Un lampo di orizzonte smarrito nella notte
L’erba bagnata scalcia a più non posso questi piedi addormentati
Sveglia dico io sveglia
Che c’è da ritrovare questo attimo passato
Senza urla per favore
Solo sorrisi sospinti dalla malinconia
Che sono così belli quando si attorcigliano ai fianchi
Quando la luna ondeggia la passione dell’infinito
Sono così belli nel buio accecante della solitudine.
©OlivieriFrancesco

giovedì 12 giugno 2014

AGO E FILO

AGO
E
FILO


Testo teatrale
di
Francesco
Olivieri

Una donna vestita da suora a destra una donna vestita da prostituta a sinistra mentre parlano si avvicinano sempre di più fino a trovarsi di fronte

Suora:
In nome del padre del figlio e dello spirito santo
Mi sono imbavagliata la vagina
Ho preso ago e filo
Un macramè tra la clitoride e lo sfintere
La trama di Penelope che chiude ogni desiderio
Prostituta:
Mi hanno sfondato la bocca
A colpi di maschi inferociti
Un urlo afono riempito di seme candido
Come un quadro dadaista piango per inerzia
Tu che hai fatto?
Suora:
Ho glorificato il cielo sempre
Siamo femmine non donne
Prostituta:
Una mucca
Senti come suona bene
Una muuuuuuuuuucca che raglia
Suora:
Una poooooooooorca che strilla
Prostituta:
Siamo femmine non donne per quei maiali
Suora:
I collant non li sopporto
La croce al collo è un peso
Prostituta:
Ma ognuna di noi ha la sua croce
E canti gregoriano?
Suora:
No canto per non morire
Prostituta:
Qui su questa spiaggia
Che sgretola il dolore
Suora:
Volevo un figlio
Non chiedevo di più
Madre chiesa non adirarti
Prostituta:
Io ho abortito sei volte
Sei cadaveri mi ringraziano ancora oggi
Ho la bocca spostata
Vedi
Un pene di quelli grossi me l’ha spostata
Il maschio mi fa schifo
Suora:
Io l’ho sempre desiderato invece
Sempre
Prima di imbavagliarmi
Mi infilavo il rosario
Una lunga preghiera mi portava all’orgasmo
Quelle perle scivolavano dentro di me
Sotto la tonaca
Prostituta:
Beata te cara
Beata te
Quando mi sbattevano non sentivo nulla
Non so cosa sia il piacere
Non provo nulla
Sono stata la discarica dell’erezione
Le mogli a casa
Le loro femmine
Muuuuuuuuuuuuuuucca
Suora:
Senti come suona bene
Poooooooooooooooorca
Prostituta:
Che strilla
Suora:
Che raglia
Prostituta:
Ero l’assorbente delle loro disgrazie
Il tampax da riempire di lacrime e sangue
E ora siamo qui
Io e te
Su questa spiaggia
Persa nel nulla di un mare qualunque
Suora:
In nome del padre del figlio e dello spirito santo
Mi sono imbavagliata la vagina
Ho preso ago e filo
Un macramè tra la clitoride e lo sfintere
La trama di Penelope che chiude ogni desiderio
Prostituta:
Mi hanno sfondato la bocca
A colpi di maschi inferociti
Un urlo afono riempito di seme candido
Come un quadro dadaista piango per inerzia


Primo monologo prostituta
Luce accesa solo sulla prostituta

Mi hanno sfondato la bocca
A colpi di maschi inferociti
Un urlo afono riempito di seme candido
Come un quadro dadaista piango per inerzia
La terra era la mia sicurezza
Da piccola mangiavo la sabbia
Fino a farmi sanguinare le gengive
Mi nascondevo nelle tane degli animali
Osservavo
Osservavo quei simili piccoli corpi che giocavano a calcio
Le femmine non le consideravo
Volevo essere la palla per esser calciata in porta
Tuo fratello è uno si che studia
Tu stai sempre lì a fare nulla
Sulla strada ti ritroverai
Sulla strada
Povera stupida
Mia madre era un avvocato
Decideva la sorte della gente a colpi di comma
Il diritto
La legge
Le regole
Crescevo velocemente
Le gambe lunghe mi davano un senso di instabilità
Il mio corpo mirava al cielo mentre io volevo solo terra
Mi hanno sfondato la bocca
A colpi di maschi inferociti
Un urlo afono riempito di seme candido
Come un quadro dadaista piango per inerzia
I primi pompini ho cominciato a farli a dodici anni
Nel bagno della scuola
In cambio sempre di qualcosa
La merenda
Note falsificate
Giri sul motorino
Prendevo questi minuscoli cazzi tra le labbra
E li sentivo crescere in me
Ero considerata la troia della scuola
E la cosa non mi infastidiva
Anzi
Ero insensibile e vorace di dolore
Ingoiavo per non vomitare
Tuo fratello è uno si che studia
Tu stai sempre lì a fare nulla
Sulla strada ti ritroverai
Sulla strada
Povera stupida
Mentre tutti dormivano dopo il pranzo domenicale
Io percorrevo a piedi la navata della chiesa del paese
Arrivavo davanti a Cristo in croce
E vomitavo tutto il seme che avevo mandato giù
In ginocchio vomitavo e pregavo
Che mi perdonasse e mi amasse
Perché lui era l’unico uomo di cui mi potevo fidare
Come me amava la terra e dalla terra era resuscitato
Piangevo nella chiesa vuota
Davanti a Cristo in croce
Le gambe mie tremavano
Pregavo mentre le mie mutande si macchiavano per la prima volta di rosso
Da quel momento potevo procreare
Tuo fratello è uno si che studia
Tu stai sempre lì a fare nulla
Sulla strada ti ritroverai
Sulla strada
Povera stupida
Mi hanno sfondato la bocca
A colpi di maschi inferociti
Un urlo afono riempito di seme candido
Come un quadro dadaista piango per inerzia.

Primo monologo suora
Luce accesa solo sulla suora

In nome del padre del figlio e dello spirito santo
Mi sono imbavagliata la vagina
Ho preso ago e filo
Un macramè tra la clitoride e lo sfintere
La trama di Penelope che chiude ogni desiderio
Che tu non ti devi preoccupare di tua sorella
Tu diverrai suora perché è giusto così
Rimpiango l’infanzia
Rimpiango il disinteresse per l’uomo
Poi d’un tratto il sangue mi ha fatto divenire donna
Che non ti servono le mestruazioni
Avrai il Signore che ti amerà
Dolori acuti alla pancia
Maledicevo il mio corpo che mutava a ritmi sempre più frenetici
La notte ero piatta la mattina mi ritrovavo un seno da gestire
Sguardi maliziosi
E il concetto del peccato
Prendi ago e filo
L’uncinetto è quello che fa per te bella ragazza
Tra le colonne della Chiesa del mio paesino
Sentivo il richiamo della carne
In ginocchio davanti a Cristo in croce
Sempre sola nelle afose estati
Mentre tutti dormivano dopo il pranzo domenicale
Io mi penetravo con due dita
Poi tre
Poi quattro
Poi con la mano intera
Mi stringevo i capezzoli davanti a Cristo in croce
Perché mi avevano detto che il Signore mi avrebbe amata
Ero una Maddalena che pregava Dio di scoparla lì
Al centro della Chiesa
Sull’altare
Mi succhiavo sempre le dita con il mio sapore
E godevo in silenzio
In ginocchio pregavo godendo con la mano genuflessa nella mia vagina
In nome del padre del figlio e dello spirito santo
Mi sono imbavagliata la vagina
Ho preso ago e filo
Un macramè tra la clitoride e lo sfintere
La trama di Penelope che chiude ogni desiderio
E volevo sentirlo il maschio
Percepivo l’odore del suo seme sulle pareti dell’oratorio
Annusavo il muro dove probabilmente lui come gatto in calore aveva lasciato i primi aborti schizzati sul bianco candido della casa del prete
Annusavo e immaginavo
Uno
Due
Tre
Maschi che mi amavano
Mi penetravano
Mi adoravano
Che tu non ti devi preoccupare di tua sorella
Tu diverrai suora perché è giusto così
Poi il collegio
Le suore
L’incenso
Le regole
Il peccato
La castità come obbligo
La nausea
Il vomito
Prendi ago e filo
L’uncinetto è quello che fa per te bella ragazza
Del maschio non sentivo più l’odore
Solo sangue e clitoridi infiammate
Sangue e clitoridi infiammate
In nome del padre del figlio e dello spirito santo
Mi sono imbavagliata la vagina
Ho preso ago e filo
Un macramè tra la clitoride e lo sfintere
La trama di Penelope che chiude ogni desiderio.



Secondo monologo prostituta
Luce accesa solo sulla prostituta

Mi hanno sfondato la bocca
A colpi di maschi inferociti
Un urlo afono riempito di seme candido
Come un quadro dadaista piango per inerzia
Catrame
I miei tacchi a spillo contavano i minuti sul catrame
Nelle cuffie il Requiem di Mozart
Al Kyrie erano passati già cinque maschi
Quanto prendi puttana?
Requiem aeternam dona eis
Domine
et lux perpetua luceat eis
Quanto vuoi per una bella scopata eh?
Kyrie eleison
Christe eleison
Al Lacrimosa chiudevo la serata
Catrame
I miei tacchi a spillo contavano i minuti sul catrame
Non credere di fare la regina qui
Agay era una nigeriana grossa e incazzata
Il marciapiede era la sua casa
Tuo fratello è uno si che studia
Tu stai sempre lì a fare nulla
Sulla strada ti ritroverai
Sulla strada
Povera stupida
Una muuuuuuuuuuuuca che raglia
Una poooooooooorca che strilla
Mai provato un orgasmo
Recordare Jesu pie
quod sum causa tuae viae
Ne me perdas illa die
Antonio mi dava una cuccia per dormire e un posto dove mangiare
Porta soldi o ti spezzo le braccia
Chiaro?
Al maschio piace sbattertelo da dietro
Soprattutto nel culo
Alla fine mi sono chiesta se tutti questi con petto in fuori e fedi al dito non fossero altro che checche represse
Requiem di Mozart
La messa della mia morte suonava nelle mie orecchie
Sempre
Poi tutte le mattine all’alba
Restavo a fumare su una panchina del centro
Guardare il sole che si alzava
Aspirare la nicotina e sperare di essere altrove
Cristo portami via di qua
Tu sei l’unico uomo di cui mi possa fidare
Portami via di qua
Ti prego
Ti supplico
Vedi questa bocca di rosa
La vedi che beve solo seme di maschio
Chiudila questa bocca di rosa
Se mi ami
Chiudimi la bocca di questo fiore appassito
Una muuuuuuuuuuuuca che raglia
Una poooooooooorca che strilla
Poi spegnevo la sigaretta col tacco
Mi alzavo
Asciugavo le lacrime
E tornavo alla mia cuccia
Requiem aeternam dona eis Domine et lux perpetua luceat eis cum sanctis tuis in aeternum quia pius es
Mi hanno sfondato la bocca
A colpi di maschi inferociti
Un urlo afono riempito di seme candido
Come un quadro dadaista piango per inerzia.


Secondo monologo suora
Luce accesa solo sulla suora

In nome del padre del figlio e dello spirito santo
Mi sono imbavagliata la vagina
Ho preso ago e filo
Un macramè tra la clitoride e lo sfintere
La trama di Penelope che chiude ogni desiderio
Le mura dove vivevo e studiavo avevano l’odore di gonne e incenso
Le porte di legno che delimitavano gli spazi proibiti da quelli accessibili avevano nelle venature le ferite di pugni ricolmi di solitudine
L’alba e il tramonto erano i momenti in cui Dio si assentava per me
E si pregava 
In latino
E si parlava
In italiano
E si odiava
In dialetto
Prendi ago e filo
L’uncinetto è quello che fa per te bella ragazza
Le altre femmine del collegio erano obbedienti alle regole
Io no
Leggevo di nascosto da tutte
Lolita
E godevo ad ogni parola che scorreva davanti ai miei occhi
Nabokov era il mio dio
La mia Bibbia personale
Lolita luce della mia vita fuoco dei miei lembi
Mio peccato anima mia
Lo-li-ta
La punta della lingua compie un percorso di tre passi sul palato per battere al terzo contro i denti
Lo.li.ta.
E mi bagnavo
Sempre
Dio non odiarmi ti prego
Amo la carne amo la voglia di essere donna
Questo è un carcere
Dio non odiarmi ti prego
Aiutami a fuggire
Aiutami a trovare l’amore della mia vita
Te lo supplico Dio te lo supplico
Se davvero esisti strappami da questa tortura
Prendi ago e filo
L’uncinetto è quello che fa per te bella ragazza
Vedi questo rosario che entra in me?
Vedi queste preghiere di perle che arrivano al mio utero?
E mi maledico perché sono una sgualdrina
Una lolita che gode in silenzio nel buio
La punta della lingua compie un percorso di tre passi sul palato per battere al terzo contro i denti
Lo.li.ta.
Dio ti piace come mi tocco?
Come mi penetro nella carne che mi hai cucito addosso su questa anima ribelle?
Ti piace o no?
Rispondi cazzo
Rispondimi
In nome del padre del figlio e dello spirito santo
Mi sono imbavagliata la vagina
Ho preso ago e filo
Un macramè tra la clitoride e lo sfintere
La trama di Penelope che chiude ogni desiderio.


Terzo monologo prostituta

Mi hanno sfondato la bocca
A colpi di maschi inferociti
Un urlo afono riempito di seme candido
Come un quadro dadaista piango per inerzia
E mi guardate voi lì
Mi guardate dalle vostre poltrone
Sorpresi
Scioccati
Annoiati
Schifati
Eccitati
Qualcuno ha una erezione?
Una prostituta che ascolta Mozart
(ride forte)
Una cazzo di prostituta che ascolta Mozart
Batte a colpi di Requiem
(seria verso il pubblico)
Ebbene?
C’è qualcosa che non va?
Libertà
Vorrei essere libera
Libera come un uomo
Vorrei essere libera come un uomo
Si quello con le due palle dentro la saccoccia e un pene che gli penzola come lombrico morto
Pisciare come un uomo
Vorrei
(urlando)
Pisciare come un uomo
In piedi
E scopare come un uomo
Si
Inseminare e scappare
Inseminare e scappare
Invece mi paghi fottutissimo maschio
Dico a te
Mi paghi e ti metti quel cazzo di preservativo
Che io le tue malattie non le voglio
Più che nato mi considero abortito diceva Carmelo Bene
Ecco un aborto sono anch’io
Una prostituta che cita persino Carmelo Bene
Oltre a prenderlo in culo dai maschi in calore ho una vita io
E leggo
Scrivo
Sogno
(guardando verso l’alto)
Sogno una casa
Mia
Sogno di essere amata
E in questo schifo di vita mi proteggo con la lettura
Con la musica
Che non ve ne frega niente di cosa leggo
Non è questo il punto
Ma una prostituta non è per forza solo un animale da monta
Non sono solo carne
(piangendo)
Non sono solo carne
E tremo dalla paura ogni volta che un maschio mi sfiora
Paura che mi faccia del male
Che mi uccida
Mi riempia di botte
Non sono solo carne
(in ginocchio guardando verso l’alto)
Ogni volta che mi penetrano io penso a qualcosa di bello
Per non morire
Penso alle stelle
Al mare che mi piace tanto
Alla sabbia sulla pelle
Per non morire
Cristo mio
Amore mio caro
Ti prego e supplico liberami
Liberami da questo stato
(guardando il pubblico)
Libertà
Vorrei essere libera
Libera come un uomo
Vorrei essere libera come un uomo
Mi hanno sfondato la bocca
A colpi di maschi inferociti
Un urlo afono riempito di seme candido
Come un quadro dadaista piango per inerzia.


Terzo monologo suora

In nome del padre del figlio e dello spirito santo
Mi sono imbavagliata la vagina
Ho preso ago e filo
Un macramè tra la clitoride e lo sfintere
La trama di Penelope che chiude ogni desiderio
Mi state guardando voi da lì
Mi guardate
Curiosi
Infastiditi
Annoiati
Scioccati
Eccitati
Qualcuno è eccitato tra voi?
Io si lo sono
Eccitata quando penso alla fuga
Vorrei essere libera
Libera come un uomo
Vorrei essere libera come un uomo
L’idea di cucirmi la vagina mi è venuta una notte
I sensi di colpa
Avete presente no?
I sensi di colpa
Quei crampi allo stomaco che mi spaccavano l’anima
Basta
Il diavolo non l’avrà vinta
Il peccato non deve appartenermi
Sono una suora io
Una monaca di Monza che brama falli da mattina a sera
E Dio non vuole
Allora me la sono cucita
Ago e filo
Ho chiuso le porte del piacere urlando di dolore
Basta ho detto
Mi senti Dio?
Mi senti quando urlo e bestemmio il tuo nome?
Una cagna sono
Da buttare nel mare
Una cagna che abbaia preghiere
E allora leggo Lolita
Mi spalmo la lingua contro i denti
E godo comunque
Vengo
Lo.li.ta.
Vengo
Lo.li.ta.
Vengo
Senza toccarmi
Una vagina di clausura che dentro spreme orgasmi
Sono una vagina di clausura
Vi piace?
Sesso consolazione della miseria
E sono stanca
Stanca morta
Consolazione della miseria
Voglio vivere non morire dentro
Queste sante sbarre che mi dividono dal mondo
Le mordo durante la notte
Ho i denti rovinati dal ferro
Vorrei essere libera
Libera come un uomo
Vorrei essere libera come un uomo
Dio se ci sei lasciami andare
Voglio amare come la mia carne sa amare
Voglio baciare labbra di miele
Voglio respirare l’anima di chi mi desidera
Ti prego Dio ti supplico aiutami a fuggire da qui
Da queste suore maledette
Vergini per vocazione troie per diletto
In nome del padre del figlio e dello spirito santo
Mi sono imbavagliata la vagina
Ho preso ago e filo
Un macramè tra la clitoride e lo sfintere
La trama di Penelope che chiude ogni desiderio.


Quarto monologo prostituta

Mi hanno sfondato la bocca
A colpi di maschi inferociti
Un urlo afono riempito di seme candido
Come un quadro dadaista piango per inerzia
Dalla cuccia al viale
Tutte le notti
Dalla cuccia al viale
Andata e ritorno
Catrame e tacchi a spillo abbandonati
Voglio solo erba e terra calda dell’estate
Mozart suona nell’ipod acceso
Sento il Kyrie dalle cuffie appoggiate sul comodino
Catrame e tacchi a spillo abbandonati
Il prezzo non c’è più signori miei
Chiusa per evasione
Vi lascio con le vostre voglie
Vi lascio con i vostri pantaloni gonfi di soldi e cazzi duri
Vittorio non prendertela
Ma fare la schiava a vita non è per me
Ti lascio tutto
Soldi
Borsetta
Tutti i vestiti
Tranne quello che indosso
Una gonna bianca di lino e una camicetta azzurra di seta
Pure gli orecchini puoi tenerti
Quelli d’oro che mio padre mi aveva regalato per la cresima
Ti lascio tutto tranne me stessa
Quella la porto via
Questa notte non aprirò bocca per succhiare
Questa notte non aprirò le gambe per far godere
Questa è la mia notte
Scalza
Sono scalza come non sono stata da quando ero bambina
Cammino lungo i campi e respiro
Respiro e ringrazio
Ringrazio Cristo mio che mi ha salvato
Solo lui è tra le mie mani
Un Cristo d’oro di una collanina che portavo quando facevo le elementari
Un Cristo d’oro che respira come me
Che mi segue e mi ama
Scalza
Questa notte non aprirò bocca per succhiare
Questa notte non aprirò le gambe per far godere
Il silenzio interrotto dai grilli
Il sapore della polvere della terra che calpesto
Voglio il mare
Voglio abbandonare questo corpo di donna
Nel mare
E sentire la notte che mi accarezza i seni
E le onde che mi bagnano le cosce
Questa notte il figlio di Dio e una prostituta scalza  scappano per resuscitare
E’ giunto il momento
E’ giunto il momento di resuscitare.


Quarto monologo suora

In nome del padre del figlio e dello spirito santo
Mi sono imbavagliata la vagina
Ho preso ago e filo
Un macramè tra la clitoride e lo sfintere
La trama di Penelope che chiude ogni desiderio
Mi manca il mare
Mi manca l’aria
Mi manco io
Mi cerco mi tasto stringo
E le giornate sono lunghe come litanie
Due chiodi ai polsi
Un chiodo alle caviglie incrociate
Due chiodi ai polsi
Un chiodo alle caviglie incrociate
Ferma
Crocifissa per non aver creduto
Crocifissa per non aver lodato
Crocifissa perché eretica
Mi sono tagliata i capelli stanotte
Mi sono tagliata i capelli a zero
Ora sembro proprio un maschio
Nuda apro le gambe
Riprendo quell’ago che avevo usato per imbavagliarmi
E ripercorro il tragitto al contrario
Sfilo la trama di Penelope
Sanguino ma non fa male
Taglio il lenzuolo e comincio a cucirmi i pantaloni
Poi una camicia
Stanotte stacco i chiodi dalla croce
Due chiodi ai polsi
Un chiodo alle caviglie incrociate
Due chiodi ai polsi
Un chiodo alle caviglie incrociate
Ferma
Crocifissa per non aver creduto
Crocifissa per non aver lodato
Crocifissa perché eretica
Stanotte stacco i chiodi dalla croce dove mi avevano messa
Prendo Cristo e lo libero da quella macchina di tortura
Lo stacco dal legno dove era attaccato piangente sopra il mio letto
Lo bacio
Prima sugli occhi
Poi sulla bocca
Poi su tutto il corpo
Lo bacio tutto e lo bagno delle mie lacrime
Questa notte io ti libero Cristo mio
Questa notte io e te vedremo la luce
La libertà
Questa notte voglio respirare
Voglio andare a mare
Farmi cullare dalle onde e non pensare
Mi sono tagliata i capelli stanotte
Mi sono tagliata i capelli a zero
Ora sembro proprio un maschio
Questa notte Cristo mio io e te saremo gli eretici che scappano dalle sacre mura
Tu potrai di nuovo camminare
Io potrò riavere la mia vita
Cristo mio le tue preghiere come le mie non sono state vane
Andiamo
Lolita la lascio sul letto così avranno qualcosa di interessante da leggere quando vedranno la nostra assenza
Questa notte il figlio di Dio e una suora rasata a zero vestita da maschio scappano per resuscitare
E’ giunto il momento
E’ giunto il momento di resuscitare.


Finale
Requiem di Mozart


Ma lo sai ( mi diverto)
Lo sai e nondimeno
Non ti poni alcun freno
Ogni varco t’è aperto.*

Sulla spiaggia col mare e la luna piena
La suora a sinistra nuda la prostituta a destra nuda distanti che guardano e parlano al pubblico. Alla fine si spengono le luci e quando si riaccendono le due donne sono abbracciate al centro del palco

Suora- Il suo sguardo mi penetra
Prostituta- E’ bellissima
Suora- Donna e nuda
Prostituta- Nuda e donna
Suora- Ha le labbra di rosa
Prostituta- Una mano sul seno
Suora- La sua mano sul mio seno
Prostituta- Una carezza
Suora- Un soffio che sfiora i suoi capelli
Prostituta- Le sfioro la bocca
Suora- Entro nei suoi occhi
Prostituta- La sua lingua
Suora- Mi sfiora la mia
Prostituta- La sento che si avvicina
Suora- E che mi vuole
Prostituta- La sento che vibra
Suora- Tutta
Prostituta- Nuda e donna
Suora- Donna e nuda
Prostituta- Le accarezzo il sesso
Suora- Mentre le bacio il collo
Prostituta- La luna
Suora- Ci illumina
Prostituta- Il mare
Suora- Ci culla
Prostituta- La sabbia è fredda
Suora- Sono la tua Lolita
Prostituta- Prendimi
Suora- Assaporami
Prostituta- I capezzoli turgidi
Suora- Li succhio
Prostituta- Chi è questa donna?
Suora- Questa pelle di seta e organza
Prostituta- Chi è questa bellezza di cielo?
Suora- Da dove proviene?
Prostituta- Come fa a conoscermi così bene?
Suora- Solo guardandomi
Prostituta- Io che non ho mai goduto
Suora- Il mio sesso è un oceano aperto
Prostituta- Le dita e la lingua
Suora- Donna e nuda
Prostituta- Nuda e donna
Suora- Non più di clausura
Prostituta- Mentre mi annusa sento l’odore della libertà
Suora- L’amore che si fonde
Prostituta- Mentre mi entra con le dita
Suora- Sento che sono rinata
Prostituta- Pane e mare è il suo sapore
Suora- E il dolore svanisce
Prostituta- Le lacrime incredule scendono per la gioia
Suora- Mi bagnano il corpo
Prostituta- Acqua e sale di mare
Suora- D’amare
Prostituta- E vengo
Suora- Una
Prostituta- Due
Suora- Tre
Prostituta- Volte
Suora- Vengo e sorrido
Prostituta- Resuscitare
Suora- Questo è il momento
Prostituta- Di resuscitare
Suora- Niente più chiodi
Prostituta- Niente più sbarre
Suora- Donna e nuda
Prostituta- Nuda e donna
Suora- L’ago
Prostituta- E il filo

©OlivieriFrancesco
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*Tratto da il “Sermone del Diavolo” di Pier Paolo Pasolini